top of page

Agostino Petracca

di Pasquale Russo

   Negli edifici di culto spesso si trovano sculture e pitture delle quali non si conosce né l'autore né l'epoca dell'esecuzione. Ciò induce a fantasie e leggende che non aiutano certamente la fede dei credenti. Anche nelle modeste chiese rurali si possono trovare opere oggetto di devozione delle quali sarebbe importante conoscere la genesi. Una pastorale che si preoccupa giustamente di una catechesi sui santi segni non può trascurare i segni più visibili, come statue e quadri.

   La pietà popolare non è folclore, ma spazio vissuto in cui l'umano e il divino si incontrano nel dramma della vita quotidiana e non sempre si discerne chi muore e chi vive. Anche quando la committenza risale a un privato la devozione popolare la riporta a una dimensione pubblica collettiva. La proposta di far conoscere chi e quando è all'origine della scultura o del quadro aiuta a vivere l'esperienza religiosa libera da leggende e da fantasie.

   Agostino Petracca è certamente uno dei più conosciuti artisti le cui opere sono nelle nostre chiese. A Caria di Drapia, nella chiesa parrocchiale, si conserva la grande pala d'altare della Trasfigurazione, copia della nota tavola di Raffaello, oggi custodita nelle Stanze Vaticane, della quale il Petracca riproduce soltanto la parte superiore. La committenza era stata fatta al pittore napoletano Tommaso De Vivo, che incaricò per l'esecuzione il discepolo ricadese che frequentava a Napoli la sua scuola.

   Agostino Petracca, nato a Ricadi nel 1829, era entrato nel collegio dei Redentoristi a Tropea come novizio, avendo come guida spirituale il servo di Dio padre Michele Di Netta, legato da amicizia con la famiglia Petracca di Ricadi, dove era parroco lo zio di Agostino, Pasquale Petracca. A Tropea aveva frequentato la bottega del pittore Carmine Barone, che lo aveva iniziato alla pittura giovanissimo. Dopo l'ordinazione sacerdotale, non più Redentorista, si recò a Napoli dove l'aveva da poco preceduto il giovane amico pittore sordomuto Giuseppe Naso (1836 - 1862), che lo zio ammiraglio Napoleone Scrugli aveva messo alla scuola del De Vivo. Così i due amici si ritrovarono di nuovo alla stessa scuola. Furono entrambi molto apprezzati dal maestro che affidò loro le committenze che venivano dall'area tropeana e dalla Diocesi di Mileto, dove era Vescovo Mons. Filippo Mincione (1847 - 1882). A Giuseppe Naso venne affidata la pala d'altare dell'Assunta e San Carlo che fa la comunione a San Luigi Gonzaga; ad Agostino Petracca venne assegnata la pala d'altare di Caria e, nel 1868, dietro richiesta di Mons. Mincione, il Martirio di Santa Lucia, che ora si trova sulla parete all'entrata della sacrestia della cattedrale di Mileto. L'opera fu eseguita in Napoli e portata via mare a Pizzo da dove fu trasportata a Mileto con un carro trainato dai buoi. Il Petracca si recò da Napoli a Mileto per sistemare il quadro con la cornice e rimase una settimana per eseguire degli interventi di restauro ad altre opere. Ma quando fu l'ora di pagarlo ci furono dei malintesi e dei contrattempi, perché il Vescovo stava partendo per partecipare a Roma al Concilio Vaticano I e perché le pretese del Petracca furono ritenute esageratissime e si aprì un contenzioso lungo e penoso concluso finalmente nel 1871. Su questa vicenda è rimasta una lunga memoria in un libello pubblicato da don Agostino che, dopo lo spiacevole episodio, si era rifugiato a Roma presso la Basilica di San Lorenzo in Damaso dove durò a lungo grata e amorissima la sua memoria e dove morì il 19 dicembre 1886. E' sepolto al Verano, nella cripta della chiesa cimiteriale del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, la pia associazione di cui fu padre spirituale nella parrocchia di San Lorenzo in Damaso dove svolgeva il suo ministero sacerdotale in qualità di viceparroco.

   Nelle chiese parrocchiali di Ricadi si conservano diverse opere di Agostino Petracca, ma la maggior parte della sua produzione superstite è custodita dai suoi eredi, compreso il ritratto di Maria Sofia di Wittelsbach (1841 - 1925), ultima regina del Regno delle Due Sicilie (22 maggio 1859 - 13 febbraio 1861), eseguito dal pittore per incarico del De Vivo, ispettore generale di tutte le pinacoteche reali, poco tempo dopo il suo arrivo a Napoli per sposare Francesco II di Borbone, durante il lutto per la morte del re Ferdinando II.

bottom of page