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Agostino Nifo di fronte a Re Carlo V

Agostino Nifo

di Pino Cinquegrana

   Agostino Nifo, fu filosofo, matematico e medico. Egli nacque a Joppolo nel 1462. Studò a Tropea greco e latino. In giovane età si distinse negli studi aristotelici; divenne profondo conoscitore delle lingue antiche, nonché astrologo, alchimista, negromante, erborista. Fu istruttore in una casa gentilizia a Sessa Aurunca. Nel 1490 conseguì il grado di doctor artium. Si dedicò alla medicina naturale. Recatosi a Padova collaborò con il celebre Nicolò Vernie. Dopo la morte del padre, studiò medicina a Napoli e, nel 1510, insegnò medicina generale, prima nell'Università partenopea e poi a Bologna. Nel 1519 insegnò medicina a Pisa per uno stipendio mensile di 100 fiorini.

   Girolamo Marafioti scrive che Joppolo Â«Ã¨ la città dove è nato Agostino Nifo, medico eccellentissimo, di cui nel suo tempo non solo non si trovò maggiore, ma forse né uguale ancora, fiorì costui nel tempo di Carlo Quinto e fu inventore di quel mirabile sciroppo, senza cuipar che non sarebbe stata perfetta la medicina, chiamato comunemente da medici e spetiali, Syrupus domini Augustini. Morì sotto il pontificato di Paolo III, nel 1538». Conoscitore delle erbe mediche divenne famoso in tutto il Regno di Napoli, per la realizzazione dello "sciroppo" per la cura della bronchite. Fu medico del vicerè Gonzalo Hernàndez de Cordoba. Fu celebrato sommo scienziato per tutto il Regno di Napoli e godette anche dei favori del papa Leone X. Sposò la patrizia Angiolella Landi, da cui ebbe cinque figli. Dal 1495 al 1497 pubblicò "De intellectu et daemonibus". Scrisse ancora "Opuscula moralia", "De pulchro et amore" e "De regnandi peritia" (1523), una sorta di traduzione del "Principe" machiavellico,

   Nell'anno 1510, nell'Università di Napoli, tenne numerose lezioni di medicina divenute poi pubblicazioni. Passò, successivamente, a Bologna ed a Pisa, dove insegnò Medicina con lo stipendio di cento fiorini al mese.

   Suo grande capolavoro è lo studio sull'immortalità dell'anima, scritta in polemica con Pietro Pomponazzi, "Tractatus de immortalitate animae ad versum Pomponatium" (Venezia 1518). Molti discepoli uscirono dalla sua scuola e furono istruiti in diverse facoltà e scienze.

   Fu socio dell'Accademia Pontaniana. A lui furono attribuiti riconoscimenti da parte di papa Leone X e dai Principi di Salerno e molti gli dedicarono lodi, come quella di suo fratello Vincenzo, anche lui medico e cattedratico a Salerno.

   Fu, nella sua vita avventurosa, non poco bizzarro e donnaiolo. Afflitto da podagra, morì nel 1538 per altri nel 1545 nella città di Lucilio, dove fu sepolto nel convento di San Domenico.

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